Cassazione penale Sez. V sentenza n. 53196 del 27 novembre 2018

ECLI:IT:CASS:2018:53196PEN

Massima

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Il diritto di critica nei confronti di un professionista, anche in relazione a presunte condotte deontologicamente rilevanti, è legittimo solo se le accuse hanno un fondamento o l'accusatore sia fermamente e incolpevolmente convinto di quanto afferma. Tuttavia, tale diritto non può essere esercitato in modo da ledere ingiustificatamente la reputazione del professionista, essendo necessario un bilanciamento tra il diritto di critica e il diritto alla reputazione. Pertanto, le accuse di comportamenti deontologicamente scorretti devono essere formulate in modo obiettivo e circoscritto alle specifiche condotte professionali contestate, senza eccedere nell'utilizzo di espressioni offensive o diffamatorie. Il giudice è chiamato a valutare, caso per caso, se le modalità di esercizio del diritto di critica siano proporzionate e giustificate rispetto all'interesse tutelato, tenendo conto del contesto in cui le affermazioni sono state rese e del loro contenuto complessivo.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. MORELLI Francesca - Consigliere

Dott. CATENA Rossel - rel. Consigliere

Dott. SCORDAMAGLIA Irene - Consigliere

Dott. RICCARDI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del Tribunale di Torino emessa in data 10/04/2017;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott.ssa Rossella Catena;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott.ssa Maria Francesca Loy, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza impugnata il Tribunale di Torino in composizione monocratica c…

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