Il falso ideologico commesso da un professionista, attraverso la formazione di attestazioni false relative all'insussistenza di debiti d'imposta, integra il reato di cui agli artt. 477 e 482 c.p. anche quando il destinatario di tali documenti ne sia consapevole di non aver pagato l'imposta, in quanto il falso è idoneo a trarre in inganno la persona offesa che si è affidata alla correttezza dell'operato del professionista. La formazione di copie false di atti originali, come estratti della banca dati dell'Agenzia delle Entrate, costituisce falsità materiale, a prescindere dalla consapevolezza del destinatario circa la falsità del documento. Il dolo del reato di falso può essere desunto dalla reiterazione della condotta illecita, che dimostra l'intensità del dolo dell'agente, e la mancata concessione delle attenuanti generiche può essere adeguatamente motivata sulla base di tali elementi. Il mancato rinvio dell'udienza di appello nonostante l'adesione del difensore all'astensione dalle udienze proclamata dagli organismi di categoria non determina nullità del procedimento, in assenza di richiesta di trattazione orale ai sensi della L. n. 176 del 2020, art. 23-bis.