Cassazione penale Sez. V sentenza n. 16809 del 7 maggio 2002

ECLI:IT:CASS:2002:16809PEN

Massima

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Il giudice di legittimità, nel procedimento di prevenzione, può sindacare la motivazione del provvedimento impugnato solo per violazione di legge, essendo esclusa la censura relativa al vizio di motivazione previsto dall'art. 606 lett. e) c.p.p. Pertanto, il ricorso per Cassazione è ammissibile soltanto per denunciare l'inesistenza o la mera apparenza della motivazione, non già per contestare il valore probatorio degli elementi posti a fondamento della decisione, in quanto tale doglianza si risolve in una inammissibile critica al merito della valutazione compiuta dal giudice di merito. Inoltre, la declaratoria di inammissibilità del ricorso comporta l'onere, per il ricorrente, del pagamento delle spese processuali e del versamento di una somma equitativamente fissata in favore della cassa delle ammende.

Sentenza completa

Si rileva in fatto, che al ricorrente veniva imposto l'obbligo di soggiorno nel Comune di residenza per la durata di anni due e di presentazione trisettimanale alla Autorità di Pubblica Sicurezza. Avverso la relativa decisione, presentava appello sia il proposto, che ne chiedeva la revoca, sia il Procuratore Generale, che postulava l'aumento della durata del vincolo, nonché l'imposizione del versamento di una cauzione. La Corte di Appello, in riforma del decreto del Tribunale, determinava in anni tre la durata della misura applicata ed in L. 4.000.000 l'ammontare della cauzione.
Il B. propone ricorso adducendo censura per manifesta mancanza di motivazione, nonché travisamento dei fatti in ordine alla attualità della pericolosità sociale. Si afferma, altresì, che tale condizione soggettiva è stata desunta dalla pendenza di un procedimento penale a suo carico, per il reato di associazione a delinquere ed altro, imputazioni da cui, alla data della emissione del …

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