Il superamento del limite di cubatura di 3.000 metri cubi previsto dalla legge per la concessione del condono edilizio comporta l'inammissibilità della domanda di sanatoria, senza che l'amministrazione sia tenuta a valutare la possibilità di ricondurre l'opera entro tale limite attraverso la demolizione selettiva di parti eccedenti, ove tale possibilità non sia stata espressamente prospettata e documentata dal richiedente. Il provvedimento di diniego del condono, in tali casi, non richiede una specifica motivazione sull'interesse pubblico sotteso, né una comparazione con gli interessi privati, trattandosi di atto vincolato privo di margini di discrezionalità. Inoltre, il mero decorso del tempo dall'abuso edilizio non determina l'insorgere di un affidamento tutelabile alla conservazione della situazione di fatto abusiva, né la formazione del silenzio-assenso sulla domanda di condono, in assenza della dimostrazione del pagamento degli oneri e della mancanza di fattori ostativi. Infine, la mancata comunicazione di avvio del procedimento non determina l'annullabilità del provvedimento di diniego, trattandosi di atto vincolato il cui contenuto non avrebbe potuto essere diverso.