La variante urbanistica che trasloca i "servizi connessi alla residenza" da zona edificabile a zona destinata a servizi pubblici è illegittima, in quanto priva le cooperative assegnatarie del diritto di realizzare tali servizi, previsti obbligatoriamente nella misura minima del 20% della volumetria dell'abitato dal decreto assessoriale n. 2266/1983 (c.d. decreto Floris), in violazione della convenzione di lottizzazione. Infatti, la destinazione a "zona S - servizi pubblici" rende incompatibile la realizzazione di opere quali negozi di prima necessità, studi professionali, bar e tavole calde, che rientrano nella nozione di "servizi connessi" alla residenza. Pertanto, la variante urbanistica, nel sottrarre alle cooperative il diritto di costruire e mantenere tali servizi connessi, risulta illegittima, a prescindere dalla validità delle clausole della convenzione che li prevedevano, in quanto la loro realizzazione costituisce un obbligo di legge imposto dal decreto Floris. La sentenza chiarisce che i "servizi annessi" e i "servizi connessi" sono concetti urbanistici equivalenti, riferendosi entrambi alle opere accessorie alla residenza previste in misura minima dal decreto Floris, la cui realizzazione non può essere impedita dalla variante di destinazione urbanistica. Inoltre, la relazione del progettista, pur rilevante per chiarire il significato tecnico di tali nozioni, non è idonea a superare il contrasto tra la variante e la normativa cogente sui servizi connessi.