Cassazione penale Sez. V sentenza n. 33692 del 2 settembre 2009

ECLI:IT:CASS:2009:33692PEN

Massima

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Il dolo del reato di diffamazione sussiste quando l'agente, consapevolmente, faccia uso di parole ed espressioni socialmente interpretabili come offensive, indipendentemente dalla finalità ulteriore perseguita e dalla presenza di un "animus iniuriandi vel diffamandi". È sufficiente il dolo generico, che può anche assumere la forma del dolo eventuale, essendo irrilevante l'intenzione soggettiva dell'imputato, purché egli abbia utilizzato espressioni dalla obiettiva valenza offensiva. Il giudice, pertanto, nel valutare la sussistenza del reato, deve esaminare esclusivamente il contenuto oggettivamente diffamatorio delle frasi impiegate, a prescindere dalle ragioni difensive addotte dall'imputato o dalla finalità non offensiva che egli abbia inteso perseguire. La volontà di esprimere concetti dalla obiettiva valenza lesiva dell'altrui reputazione integra il dolo del reato di diffamazione, senza che rilevi la effettiva intenzione di screditare il soggetto passivo.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PIZZUTI Giuseppe - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE DELLA REPUBBLICA PRESSO CORTE D'APPELLO di NAPOLI;

e dal PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI AVELLINO;

nei confronti di:

1) VI. TO. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 16/09/2008 GIUDICE DI PACE di AVELLINO;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. VESSICHELLI MARIA;

Udito il Procuratore …

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