Il reato di falso ideologico commesso dal privato in atto pubblico mediante dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, ai sensi del D.P.R. n. 445 del 2000, artt. 47 e 76, e dell'art. 483 c.p., presuppone che la dichiarazione resa dall'imputato possegga i requisiti formali previsti dalla normativa, in particolare la sottoscrizione in presenza del pubblico ufficiale o con allegata copia fotostatica di un documento di identità, ai sensi dell'art. 38, comma 3, del D.P.R. n. 445/2000. In assenza di tali requisiti formali, non può configurarsi il reato di falso ideologico, in quanto manca il corpo del reato, ovvero un documento che possieda i requisiti previsti dalla legge per le dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà. Pertanto, la mera clausola contrattuale contenente una dichiarazione dell'imputato, senza il rispetto delle formalità di legge, non può essere considerata una valida dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà ai fini dell'integrazione del reato di falso ideologico. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del reato, deve accertare l'effettiva natura della dichiarazione resa dall'imputato e la conformità della stessa ai requisiti formali previsti dalla normativa, senza poter operare una qualificazione giuridica del fatto in assenza di tali accertamenti.