Cassazione penale Sez. V sentenza n. 25066 del 9 giugno 2023

ECLI:IT:CASS:2023:25066PEN

Massima

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Il dolo del reato di falsa dichiarazione a pubblico ufficiale di cui all'art. 483 c.p. è di natura generica e sussiste quando l'agente abbia la volontà cosciente e non coartata di compiere il fatto, consapevole di agire contro il dovere giuridico di dichiarare il vero. Tale elemento soggettivo può ritenersi integrato anche in presenza di una pluralità di precedenti penali dello stesso tipo, che escludono la possibilità di ritenere la dichiarazione falsa come frutto di mera leggerezza o confusione dell'imputato. Inoltre, la presenza di numerosi precedenti penali per reati della stessa indole, non modesti per entità delle violazioni e significativi dell'abitualità delle stesse, impedisce l'applicazione della causa di non punibilità di cui all'art. 131-bis c.p., in quanto tali precedenti dimostrano l'assenza dei presupposti applicativi di tale istituto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MICCOLI Grazia - Presidente

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. SESSA Renata - Consigliere

Dott. SGUBBI Vincenzo - rel. Consigliere

Dott. CIRILLO Pierangelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 14/12/2022 della CORTE APPELLO di TRENTO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
sentita la relazione svolta dal Consigliere Dott. VINCENZO SGUBBI;
lette le conclusioni scritte del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. PASSAFIUME SABRINA, che ha concluso chiedendo dichiararsi inammissibile il ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con il provvedimento impugnato la Corte di appello di Trento ha confermato l…

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