Il giudice di sorveglianza, nell'esaminare l'istanza di differimento dell'esecuzione della pena detentiva per grave infermità psichica sopravvenuta, deve effettuare una valutazione completa e adeguatamente motivata delle condizioni di salute del detenuto, tenendo conto non solo della compatibilità astratta del regime carcerario con il suo quadro clinico, ma anche della concreta possibilità di assicurargli cure e assistenza idonee a scongiurare un trattamento inumano o degradante, in applicazione degli articoli 2, 3, 27, comma 3, e 32 della Costituzione. Tale valutazione deve essere svolta alla luce del più ampio spettro applicativo dell'articolo 47-ter, comma 1-ter, dell'Ordinamento penitenziario, come delineato dalla sentenza della Corte costituzionale n. 99 del 2019, che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della norma nella parte in cui non consente al giudice di disporre la detenzione domiciliare anche in caso di grave infermità psichica sopravvenuta. Il giudice deve inoltre bilanciare le esigenze di cura del detenuto con quelle di sicurezza della collettività, valutando la pericolosità del condannato.