Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 22097 del 23 maggio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:22097PEN

Massima

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Il reato di sottrazione di beni oggetto di pignoramento, di cui all'art. 388 comma 3 c.p., si estingue per prescrizione quando, come nel caso di specie, il fatto sia stato commesso oltre sette anni e sei mesi prima della pronuncia della sentenza definitiva. Ciò nonostante, l'analisi delle censure mosse dal ricorrente consente di escludere la prova evidente dell'insussistenza del fatto, sia sotto il profilo oggettivo che soggettivo, in quanto il trasferimento dei beni pignorati, pur comunicato al curatore del fallimento, è dipeso dall'impossibilità di continuare a pagare il canone di locazione, e il condannato ha comunque offerto il pagamento del debito corrispondente al valore dei beni pignorati. Pertanto, pur essendo il reato estinto per prescrizione, la sentenza impugnata deve essere annullata senza rinvio, non potendosi procedere ulteriormente nei confronti dell'imputato per la suddetta causa di estinzione, ma senza che ciò comporti un giudizio di manifesta infondatezza delle censure mosse.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovanni - Presidente

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

Dott. CARCANO Domenico - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - rel. Consigliere

Dott. DE AMICIS Gaetano - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 12 aprile 2012 emessa dalla Corte d'appello di Milano;

visti gli atti, la sentenza impugnata e il ricorso; udita la relazione del consigliere dott. Giorgio Fidelbo;

udite le richieste del sostituto procuratore generale Alfredo Pompeo Viola, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO E IN DIRITTO

1. Con la decisione in epigrafe indicata la Corte d'appello d…

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