Il danneggiamento di una pianta altrui non integra il reato di danneggiamento qualora l'imputato abbia agito al fine di ripulire il proprio fondo e non di danneggiare la proprietà del vicino, esercitando il diritto riconosciuto dall'art. 896 c.c., e non abbia cagionato un danno irreversibile, essendo la pianta ricresciuta rigogliosa come prima. Il giudice di merito, nel valutare le prove, può ritenere raggiunta la prova dell'insussistenza del fatto-reato ascritto, motivando adeguatamente tale conclusione in base ai rilievi fotografici e alle emergenze processuali, senza che ciò possa essere censurato in sede di legittimità come illogico o erroneo, salvo che l'iter argomentativo risulti assolutamente carente sul piano logico e percepibile "ictu oculi". Il sindacato del giudice di legittimità è limitato a verificare la compatibilità della motivazione adottata con il senso comune e con i limiti di una plausibile opinabilità di apprezzamento, senza poter sostituire la propria valutazione a quella compiuta dai giudici di merito in ordine all'affidabilità delle fonti di prova.