Il provvedimento di annullamento di un'autorizzazione paesaggistica rilasciata dal Comune deve essere adeguatamente motivato, con puntuale considerazione degli elementi descrittivi e dimensionali dei manufatti oggetto di sanatoria, al fine di dimostrare in modo concreto e specifico il pregiudizio arrecato ai valori panoramici e ambientali tutelati dal vincolo paesaggistico, senza potersi limitare a una mera riaffermazione dell'operatività del vincolo stesso. L'amministrazione statale, infatti, non può sottrarsi all'onere di motivare puntualmente le ragioni per le quali i manufatti in questione avrebbero pregiudicato in modo inequivocabile e irretrattabile il godimento del bene panoramico tutelato, tenendo conto della reale portata fisica dei manufatti stessi, in termini di altezza, estensione e capacità di ingombro visivo verso la vallata sottostante, nonché della loro collocazione rispetto al muro di cinta della villa vincolata. Ciò in quanto la disciplina introdotta dal legislatore del 1985 muove dal presupposto che la sussistenza dei vincoli paesaggistici non pregiudichi, di per sé, in termini assoluti, la sanabilità degli abusi edilizi pregressi, ma implichi un onere di valutazione caso per caso della compatibilità degli abusi stessi con il vincolo imposto.