Cassazione penale Sez. V sentenza n. 41099 del 26 ottobre 2009

ECLI:IT:CASS:2009:41099PEN

Massima

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Il rifiuto di un pubblico ufficiale di adottare un provvedimento richiesto dall'interessato, pur se motivato da ragioni di opportunità e prudenza, non integra il reato di diffamazione qualora l'interessato, nel manifestare il proprio dissenso, non abbia agito con l'intento di ledere ingiustamente la reputazione del pubblico ufficiale, ma solo al fine di ottenere l'intervento sperato, essendo sufficiente che l'imputato abbia agito senza il dolo specifico di calunnia o diffamazione. In tali casi, la condotta dell'interessato, pur potendo essere qualificata come diffamazione, non è punibile per difetto di querela. Il giudice, nel valutare la sussistenza dell'elemento soggettivo del reato, deve tenere conto del contesto in cui si è svolta la vicenda e delle finalità perseguite dall'imputato, evitando di basare la propria decisione su una mera qualificazione formale della condotta, ma procedendo a un'analisi complessiva della fattispecie concreta.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMBROSINI Giangiulio - Presidente

Dott. PIZZUTI Giuseppe - Consigliere

Dott. AMATO Alfonso - Consigliere

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

Dott. SCALERA Vito - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) TU. SE. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 6795/2007 CORTE APPELLO di ROMA, depositata il 07/10/2008;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 17/09/2009 la relazione fatta dal Consigliere Dott. VITO SCALERA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Sostituto Dott. SELVAGGI Eugenio, che chiede il rigetto del ricorso;

Udito l'avv. CAPPELLI Roberto del Foro di Roma…

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