Cassazione penale Sez. II sentenza n. 19849 del 9 maggio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:19849PEN

Massima

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Il danneggiamento di beni esposti alla pubblica fede, pur non essendo più qualificato come reato in seguito alla riforma del 2016, conserva rilevanza penale ai sensi dell'art. 635, comma 2, c.p., indipendentemente dall'uso di violenza o minaccia alla persona o dalla commissione in occasione di manifestazioni pubbliche. Tuttavia, tale circostanza, ora elemento costitutivo del reato, deve essere specificamente contestata nell'imputazione, non essendo consentito il suo "recupero" in sede di impugnazione sulla base di elementi desumibili solo dagli atti di indagine preliminare. Il principio di tassatività e determinatezza della fattispecie penale impone che l'esposizione del bene alla pubblica fede sia tempestivamente e puntualmente contestata nell'imputazione, non potendo essere "supplita" successivamente in sede di gravame. La mancata contestazione di tale elemento costitutivo comporta l'inammissibilità del ricorso volto a far valere la rilevanza penale della condotta di danneggiamento.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PRESTIPINO Antonio - Presidente

Dott. CIANFROCCA Pierluig - rel. Consigliere

Dott. AIELLI Lucia - Consigliere

Dott. DI PISA Fabio - Consigliere

Dott. MONACO Marco M. - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE GENERALE PRESSO LA CORTE DI APPELLO DI MILANO;
nel procedimento a carico di:
(OMISSIS), nata a (OMISSIS);
contro la sentenza del Tribunale di Varese del 19.9.2018;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. CIANFROCCA Pierluigi;
udito il PM, nella persona del Sostituto Procuratore Generale Dott.ssa MARINELLI Felicetta che ha concluso per l'annullamento con rinvio …

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