Cassazione penale Sez. V sentenza n. 25570 del 10 giugno 2019

ECLI:IT:CASS:2019:25570PEN

Massima

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La minaccia grave, ai sensi dell'art. 612, comma 2, c.p., ricorre quando la condotta minatoria, valutata nel suo contesto, sia idonea a ingenerare un grave turbamento o timore nella persona offesa, a prescindere dalla concreta possibilità di realizzazione del male prospettato. Pertanto, la gravità della minaccia va accertata avendo riguardo al tenore delle espressioni verbali utilizzate e al contesto in cui si collocano, senza che rilevi la circostanza che l'autore della minaccia si trovi in stato di detenzione, atteso che il male prospettato potrebbe essere realizzato anche in un momento successivo. Inoltre, il giudice di merito non è tenuto a esplicitare una valutazione analitica di ogni singolo elemento dedotto dalla difesa ai fini della concessione delle attenuanti generiche, essendo sufficiente l'indicazione degli elementi di preponderante rilevanza ritenuti ostativi, come i precedenti penali dell'imputato, che implicano un giudizio di disvalore sulla sua personalità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VESSICHELLI Maria - Presidente

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. ROMANO Michele - Consigliere

Dott. SESSA Renata - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 23/04/2018 della CORTE APPELLO di PALERMO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere RENATA SESSA;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore CESQUI ELISABETTA che ha concluso per l'inammissibilita'.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza impugnata La Corte d'Appello di Palermo ha confermato la sentenza di condanna, emessa dal tribunale della medes…

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