Il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, aggravato dal numero di persone trasportate superiore a cinque e dalla esposizione a pericolo della loro vita e incolumità, è configurabile anche quando gli imputati, pur non essendo organizzatori del viaggio, si siano posti volontariamente alla guida dell'imbarcazione utilizzata per il trasporto, in esecuzione di un accordo raggiunto con gli organizzatori, senza che possa essere riconosciuta la scriminante dello stato di necessità, in assenza di elementi che dimostrino l'attualità e l'inevitabilità del pericolo e l'impossibilità di ovviare all'esigenza venutasi a creare mediante altri rimedi diversi dalla violazione della legge penale. Le dichiarazioni rese dai migranti trasportati, in quanto imputati di reato connesso, sono utilizzabili nel processo a carico degli imputati per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, in quanto raccolte nel rispetto delle garanzie difensive, senza che assuma rilievo la circostanza che i dichiaranti siano stati indagati per il reato di cui all'art. 10-bis del D.Lgs. n. 286/1998, atteso che l'ingresso nel territorio dello Stato è avvenuto nell'ambito di un'attività di soccorso e non è configurabile il tentativo di ingresso illegale. La nullità derivante dall'incompatibilità dell'interprete nominato per l'udienza di convalida del fermo, in quanto relativa, deve essere eccepita tempestivamente dalla parte, a pena di decadenza, e non può essere fatta valere in sede di impugnazione della sentenza di merito, ove non abbia inciso sulle concrete possibilità difensive dell'imputato.