Il diniego di condono edilizio e di accertamento di conformità urbanistica e compatibilità paesaggistica, nonché l'ordine di demolizione di opere abusive, sono legittimi quando l'intervento realizzato, nella sua complessiva consistenza, determina un incremento di superfici utili e di volumi rispetto alla originaria configurazione del fabbricato, in contrasto con il vincolo di inedificabilità assoluta insistente sull'area. L'Amministrazione non ha l'obbligo di imporre prescrizioni per rendere l'abuso esteticamente compatibile con il paesaggio, dovendo limitarsi a valutare la compatibilità paesaggistica della domanda di sanatoria. La mancata comunicazione del preavviso di diniego ai sensi dell'art. 10-bis della l. n. 241/1990 non determina l'illegittimità del provvedimento finale, qualora non abbia inciso sulla legittimità sostanziale dello stesso. L'ordine di demolizione è atto dovuto, sufficientemente motivato dalla mera descrizione dell'abuso accertato, senza necessità di ulteriori verifiche in ordine alla sanabilità delle opere. L'Amministrazione può procedere direttamente all'adozione della misura ripristinatoria, senza necessità di preventiva comunicazione alla Soprintendenza ai sensi dell'art. 27 del d.P.R. n. 380/2001, in presenza di opere realizzate in assenza di titolo su aree assoggettate a vincoli paesaggistici.