Il potere sanzionatorio dell'Amministrazione, in particolare dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, di disporre la chiusura temporanea di un esercizio commerciale ai sensi dell'art. 5 della legge n. 50 del 1994, deve essere esercitato con specifico riferimento alle peculiarità della singola fattispecie concreta, previa adeguata istruttoria e motivazione, tenendo conto di tutte le circostanze rilevanti, ivi comprese eventuali cause di forza maggiore che abbiano determinato la commissione dell'illecito, al fine di graduare la sanzione in modo proporzionato e ragionevole. L'Amministrazione non può limitarsi a constatare la mera irregolarità, ma deve valutare attentamente la posizione del destinatario della sanzione, la sua effettiva responsabilità e il grado di colpevolezza, senza applicare automaticamente la misura più grave. Il principio di colpevolezza, immanente all'esercizio di ogni potestà sanzionatoria, impone all'Amministrazione di accertare la effettiva imputabilità della condotta illecita al soggetto destinatario della sanzione, senza presumere una responsabilità oggettiva. Pertanto, qualora il titolare dell'esercizio commerciale abbia subito l'estromissione forzosa dalla gestione dell'attività a causa di atti di violenza e minacce da parte di soggetti legati alla criminalità organizzata, tale circostanza, debitamente documentata e provata, deve essere valutata dall'Amministrazione come causa di forza maggiore idonea ad escludere o attenuare la responsabilità del titolare, con conseguente necessità di riesaminare la proporzionalità della sanzione da irrogare.