Cassazione penale Sez. I sentenza n. 30076 del 29 ottobre 2020

ECLI:IT:CASS:2020:30076PEN

Massima

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Il reato associativo di cui all'art. 416-bis c.p. può essere ritenuto in continuazione con i reati-fine commessi nell'ambito dell'oggetto sociale e rientranti nel programma associativo, purché sia accertato che tali reati-fine fossero già programmati al momento dell'adesione del partecipe al sodalizio criminoso. Tuttavia, tale continuità non può essere automaticamente estesa a tutti i reati commessi in ambito associativo, essendo necessaria una puntuale verifica della preordinazione unitaria delle diverse condotte delittuose, almeno nelle loro linee essenziali. Pertanto, il reato associativo non può essere ritenuto in continuazione con un omicidio commesso successivamente nell'ambito dell'associazione, qualora tale omicidio sia scaturito da elementi sopravvenuti, estemporanei ed occasionali, non oggetto di una previsione concreta e specifica all'atto dell'adesione del partecipe alla consorteria mafiosa, ma determinato da esigenze di tutela dell'associazione stessa da un membro divenuto inaffidabile e pericoloso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SIANI Vincenzo - Presidente

Dott. FIORDALISI Domenico - Consigliere

Dott. SARACENO Rosa Anna - Consigliere

Dott. LIUNI Teresa - Consigliere

Dott. CENTONZE Alessandro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 14/11/2019 della CORTE ASSISE APPELLO di TARANTO;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. TERESA LIUNI;
lette le conclusioni del Procuratore generale, FELICETTA MARINELLI, la quale ha chiesto il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
1. Con ordinanza del 14/11/2019 la Corte di Assise di appello di Taranto, in funzione di giudice dell'esecuzione, ha respinto l'istanza di (OMISSIS) diretta al ri…

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