Cassazione penale Sez. V sentenza n. 24016 del 23 giugno 2010

ECLI:IT:CASS:2010:24016PEN

Massima

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Il comportamento aggressivo e violento della persona offesa, pur non sfociando in esplicita manifestazione di violenza, non integra l'esimente della provocazione, in quanto l'accorrere verso un congiunto che potrebbe avere bisogno di aiuto non palesa né vessazione, né forma di dispetto, né violazione alle norme sulla civile convivenza. Inoltre, l'ingiuria non può essere considerata come un atto di legittima difesa, in quanto non vi è stata alcuna violenza o minaccia all'integrità fisica delle persone coinvolte nel litigio verbale, né l'imputata era costretta al reato nell'impossibilità di sottrarsi al pericolo. La ricostruzione della dinamica dei fatti e l'eventuale ulteriore voce testimoniale offerta all'esame del ricorrente attengono al merito della vicenda e non possono essere dedotte avanti al giudice di legittimità, essendo la motivazione del provvedimento impugnato adeguata e la narrazione sull'antefatto volta a confermare la tensione tra le parti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CALABRESE Renato Luigi - Presidente

Dott. AMATO Alfonso - Consigliere

Dott. ROTELLA Mario - Consigliere

Dott. SANDRELLI Gian Giacomo - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

TA. Su. , nata il (OMESSO);

avverso la Sentenza del Tribunale di Livorno del 21.4.2009;

sentita la Relazione svolta dal Cons. Dott. SANDRELLI Gian Giacomo;

Sentite le Requisitorie del PG. (nella persona del Cons. Dott. D'Angelo Giovanni), che ha chiesto il rigetto del ricorso.

IN FATTO

Il 21.4.2009 Tribunale di Livorno ha confermato, quale giudice di appello, la condanna inflitta il 7.4.2008 dal Giudice…

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