Cassazione penale Sez. V sentenza n. 10427 del 12 marzo 2024

ECLI:IT:CASS:2024:10427PEN

Massima

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Il diritto di satira, quale scriminante della diffamazione, sussiste solo quando le espressioni utilizzate, pur se veicolate in forma scherzosa e ironica, esplicitano le ragioni di un giudizio negativo collegato a specifici fatti e non si risolvono in un'aggressione gratuita alla sfera morale altrui o nel dileggio o disprezzo personale. Tale esimente non ricorre quando le parole impiegate, pur presentate in veste ironica, si rivelano storicamente false e prive di qualsiasi riferimento alla verità o verosimiglianza dei fatti, costituendo un'indebita offesa alla reputazione altrui. Pertanto, l'esercizio del diritto di satira non può giustificare espressioni offensive e diffamatorie che, anziché criticare in modo scherzoso e dissacrante, attribuiscano falsamente all'ente pubblico condotte di collusione con la criminalità organizzata, in assenza di qualsiasi riscontro fattuale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta da:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. SCARLINI ((omissis)) - Relatore

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. SGUBBI Vincenzo - Consigliere

Dott. CUOCO Michele - Consigliere

ha pronunciato la seguente

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Ma.Se. nato il (Omissis)
avverso la sentenza del 02/02/2023 della CORTE APPELLO di MILANO
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere ((omissis)) SCARLINI;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore PERLA LORI che ha concluso chiedendo l'inammissibilità del ricorso.
Il difensore di P.C. Avv. AL. MA. del foro di MILANO deposita conclusioni scritte, alle quali si riporta, unitamente alla nota spesa.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del 2 febbraio 2023, la Corte di appello cli …

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