Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 26629 del 5 luglio 2024

ECLI:IT:CASS:2024:26629PEN

Massima

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Il reato di maltrattamenti in famiglia (art. 572 c.p.) si configura anche in presenza di condotte non necessariamente gravi o violente, ma abitualmente reiterate, che determinano sofferenze fisiche o morali e una condizione di vita intollerabile per la vittima, a prescindere dalla riduzione della stessa a succube dell'agente e indipendentemente dalla presenza di periodi di normalità e accordo nel rapporto. L'abitualità delle condotte maltrattanti, che possono consistere in atti delittuosi o meno, si desume dalla loro ripetizione anche in un limitato contesto temporale, senza che sia necessario un prolungato protrarsi delle stesse. La mancanza di tempestive denunce da parte della vittima non ne inficia l'attendibilità, potendo essere agevolmente spiegata dall'esigenza di evitare la definitiva rottura del nucleo familiare e dalla speranza di un miglioramento del comportamento dell'agente. Le dichiarazioni della persona offesa, se confermate da altri elementi probatori, come le testimonianze di chi abbia ricevuto confidenze o assistito a episodi di maltrattamento, sono idonee a fondare la condanna, anche in assenza di referti medici o altre prove documentali, attesa la naturale ritrosia della vittima a procurarsi tali evidenze. Il mutamento di atteggiamento della vittima, come la revoca della costituzione di parte civile da parte di un figlio, non inficia l'originaria attendibilità delle sue dichiarazioni, potendo essere dovuto a successivi fattori, quali il condizionamento o la manipolazione da parte dell'agente. Il diniego delle attenuanti generiche e la determinazione della pena, tenuto conto della durata e della gravità dei maltrattamenti, nonché dell'assenza di una concreta rivisitazione critica della condotta da parte dell'imputato, rientrano nell'ambito della valutazione discrezionale del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta da

Dott. COSTANZO Angelo - Presidente

Dott. RICCIARELLI Massimo - relatore

Dott. SILVESTRI Pietro - Consigliere

Dott. D'ARCANGELO Fabrizio - Consigliere

Dott. DI GIOVINE Ombretta - Consigliere

ha pronunciato la seguente

SENTENZA
sul ricorso proposto da
Ro.Gi., nato il (Omissis) a C
avverso la sentenza in data 18/05/2023 della Corte di appello di Ancona
visti gli atti, la sentenza impugnata e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere ((omissis));
udite le conclusioni del Pubblico ministero in persona del Sostituto Procuratore generale ((omissis)), che ha concluso per il rigetto del ricorso;
udito il difensore, Avv. Va.At., che ha chiesto l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del 18/05/2023 la Corte di appello di Ancona ha confermato quella del Tribunale…

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