Il provvedimento di rigetto della richiesta di revoca del sequestro preventivo, emesso dal giudice per le indagini preliminari, non è ricorribile per cassazione, ma deve essere qualificato come appello ai sensi dell'articolo 322-bis c.p.p., con conseguente trasmissione degli atti al tribunale competente. Tale principio si fonda sulla distinzione tra i provvedimenti del giudice per le indagini preliminari, non impugnabili in cassazione, e quelli del tribunale, quale giudice dell'appello cautelare e del riesame, che sono invece ricorribili per cassazione. Pertanto, il rimedio esperibile avverso l'ordinanza del giudice per le indagini preliminari che respinge la richiesta di revoca del sequestro preventivo è l'appello, in quanto tale provvedimento non rientra tra quelli tassativamente indicati dall'articolo 325 c.p.p. come ricorribili per cassazione. Inoltre, il ricorso per cassazione è ammesso esclusivamente avverso le sentenze di primo grado, mentre l'ordinanza impugnata non ha tale natura. Conseguentemente, la Corte di cassazione, nel caso di specie, ha qualificato correttamente l'impugnazione come appello ai sensi dell'articolo 322-bis c.p.p., disponendone la trasmissione al tribunale competente.