Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso avverso il provvedimento di inibizione dei lavori di frazionamento di un immobile da destinazione commerciale a residenziale, ha affermato che: 1) L'obbligo di reperimento o monetizzazione di un posto auto pertinenziale per ogni unità immobiliare generata a seguito di frazionamento del patrimonio edilizio esistente, previsto dall'art. 16.7 del PUC, trova applicazione anche nel caso in cui l'intervento non riguardi preesistenti unità abitative, ma una porzione immobiliare destinata ad ufficio e magazzino che venga trasformata in abitazioni mediante opere interne finalizzate al suo frazionamento. La disciplina di dettaglio contenuta nell'art. 32.3.2 del PUC non deroga alla norma generale di cui all'art. 16.7, ma si limita a dettare ulteriori specifiche. 2) La mancata esplicita motivazione circa le ragioni di dissenso rispetto alle osservazioni presentate dal privato non integra un vizio del provvedimento, atteso che tali osservazioni non concernevano profili fattuali ma si soffermavano sulla portata e corretta interpretazione delle disposizioni urbanistiche, aspetti sui quali l'Amministrazione ha adeguatamente espresso il proprio avviso attraverso il richiamo e la condivisione delle valutazioni formulate dalla Commissione edilizia. 3) L'assenza di motivazione circa l'incremento del carico insediativo determinato dall'intervento e il mancato riferimento alle disposizioni normative con le quali tale intervento si porrebbe in contrasto, costituiscono vizi del provvedimento che ne comportano l'illegittimità.