Cassazione penale Sez. II sentenza n. 20236 del 10 maggio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:20236PEN

Massima

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Il reato di estorsione è configurabile quando il creditore, consapevole dell'illiceità della propria pretesa, pone in essere minacce per ottenere il pagamento di interessi usurari, in quanto tale condotta mira al soddisfacimento di un profitto ingiusto, precluso dalla possibilità di far valere un diritto tutelabile con l'azione giudiziaria. Ciò si differenzia dal reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, che presuppone invece la ragionevole opinione dell'agente circa la legittimità della propria pretesa, tale da giustificare il ricorso a mezzi di autotutela privata anziché all'azione giudiziaria. Pertanto, la qualificazione giuridica del fatto come estorsione e non come esercizio arbitrario delle proprie ragioni è corretta quando l'imputato, consapevole dell'illiceità degli interessi pretesi, abbia esercitato minacce per ottenerne il pagamento, non potendo far valere una pretesa tutelabile in sede giudiziale. L'attendibilità della persona offesa, riscontrata in modo puntuale e preciso dalla Corte di Appello, unitamente alle risultanze delle attività di captazione, costituiscono elementi probatori idonei a dimostrare la sussistenza del reato di estorsione, non essendo necessaria una specifica motivazione in ordine all'idoneità delle minacce a coartare la volontà della vittima, atteso che l'elevata intensità o gravità della violenza o della minaccia può di per sé costituire indice sintomatico del dolo di estorsione. Infine, la carenza o insufficienza della motivazione del decreto del Pubblico Ministero che dispone l'utilizzazione di impianti diversi da quelli in dotazione all'ufficio di Procura non può essere rimediata dal giudice nel giudizio di merito o di legittimità, attraverso l'individuazione, in tali sedi, delle effettive ragioni dell'insufficienza o inidoneità, sulla base di atti del processo diversi dal decreto e da quelli che lo integrano per relationem.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DIOTALLEVI Giovanni - Presidente

Dott. MESSINI D'AGOSTINI P. - Consigliere

Dott. BORSELLINO Daniela - Consigliere

Dott. PACILLI G. A. R. - rel. Consigliere

Dott. RECCHIONE Sandra - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sui ricorsi proposti da.
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 2102/2017 della Corte d'Appello di Roma;
Visti gli atti, la sentenza e i ricorsi;
Udita nella pubblica udienza del 7.5.2019 la relazione fatta dal Consigliere Dott.ssa ((omissis));
Udito il Sostituto Procuratore Generale in persona di Dott. ROMANO Giulio, che ha concluso chiedendo di rigettare i ricorsi;
Udito l'avv. (OMISSIS), anche in sostituzione dell'avv. (OMISSIS), che ha chiesto l'accoglimento de…

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