Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso proposto da alcune imprese di ristorazione contro il DPCM del 14 gennaio 2021 adottato per fronteggiare l'emergenza pandemica da COVID-19, ha affermato il seguente principio di diritto: Le misure restrittive adottate dal Governo, volte a contenere la diffusione del virus SARS-CoV-2 attraverso la limitazione di alcune attività economiche, in particolare quelle di ristorazione, non sono affette da vizi di legittimità costituzionale né da illegittimità propria del provvedimento impugnato. Tali misure, infatti, sono state adottate all'esito di un'ampia istruttoria che ha coinvolto gli organi tecnici previsti dalla legge, risultando idonee e proporzionate al raggiungimento dell'obiettivo di tutela della salute pubblica, in un quadro emergenziale straordinario e imprevedibile. La valutazione circa la congruità dei ristori economici erogati a compensazione delle sospensioni imposte rientra nella discrezionalità del legislatore, non configurandosi pertanto un diritto degli operatori economici a un equo indennizzo. Conseguentemente, la legittimità delle misure adottate esclude la sussistenza dell'elemento oggettivo del danno ingiusto, rendendo infondata la domanda risarcitoria.