Cassazione penale Sez. V sentenza n. 28000 del 26 giugno 2013

ECLI:IT:CASS:2013:28000PEN

Massima

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Il reato di minaccia si configura quando le espressioni usate, pur senza richiedere l'effettiva lesione del bene tutelato, siano idonee a incutere timore nel destinatario, menomandone potenzialmente la sfera di libertà morale secondo un criterio di medianità riecheggiante le reazioni della vittima e dell'uomo comune. Ai fini dell'integrazione del reato non è necessario che il male prospettato si realizzi concretamente, essendo sufficiente che esso possa spaventare e limitare la libertà morale del soggetto passivo. Tuttavia, qualora sia maturato il termine di prescrizione, il reato deve essere dichiarato estinto, nonostante la sussistenza degli elementi costitutivi della fattispecie.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MARASCA Gennaro - Presidente

Dott. BEVERE A. - rel. Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO Paolo G - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI CAMPOBASSO;

nei confronti di:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 278/2008 CORTE APPELLO di CAMPOBASSO, del 17/01/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 14/02/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO BEVERE;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. D'AMBROSIO Vito che ha concluso per l'a.s.r. per prescrizione e con…

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