Il sequestro probatorio disposto dal pubblico ministero, ai sensi dell'art. 252 c.p.p., deve indicare in modo specifico l'oggetto del sequestro, non essendo sufficiente un generico riferimento a quanto rinvenuto e ritenuto utile ai fini delle indagini. Qualora il decreto del pubblico ministero non contenga tale indicazione specifica, il sequestro necessita della successiva convalida da parte del giudice, ai sensi dell'art. 355 c.p.p., al fine di verificare la qualificazione dei beni come corpo o pertinenza del reato. In mancanza di tale convalida, l'interessato non può proporre istanza di riesame avverso il decreto di sequestro, ma può solo chiedere al pubblico ministero la restituzione dei beni, con facoltà di proporre opposizione al giudice per le indagini preliminari in caso di diniego. Il pubblico ministero, in quanto parte pubblica titolare dell'azione penale, ha interesse a impugnare la decisione che dichiara inammissibile l'istanza di riesame solo qualora tale pronuncia comporti l'eliminazione o la riforma della situazione di fatto e di diritto instauratasi in concreto, consentendogli di conseguire un risultato praticamente favorevole.