Cassazione penale Sez. V sentenza n. 24614 del 24 giugno 2022

ECLI:IT:CASS:2022:24614PEN

Massima

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Il dolo generico, e non l'animus iniurandi vel diffamandi, è sufficiente per integrare l'elemento soggettivo del reato di diffamazione, essendo sufficiente che l'agente, consapevolmente, faccia uso di parole ed espressioni socialmente interpretabili come offensive, senza necessità di un diretto riferimento alle sue intenzioni. Ai fini della configurabilità dell'esimente della provocazione di cui all'art. 599 c.p., comma 2, è necessario che sussista un nesso di causalità determinante tra il fatto provocante e il fatto provocato, non essendo sufficiente un mero legame di occasionalità. Il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella valutazione circa la concessione delle circostanze attenuanti generiche, essendo sufficiente che egli faccia riferimento agli elementi ritenuti decisivi o comunque rilevanti, senza dover prendere in considerazione tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli dedotti dalle parti o rilevabili dagli atti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

Dott. BORRELLI Paola - Consigliere

Dott. BIFULCO Daniela - rel. Consigliere

Dott. CARUSILLO Elena - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 17/02/2021 della CORTE APPELLO di CATANIA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. BIFULCO DANIELA;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott.ssa LORI PERLA, che ha concluso chiedendo l'annullamento della sentenza impugnata, con conferma delle statuizioni civili.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza indicata in epigrafe, la Corte d'appello d…

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