Consiglio di Stato sentenza n. 2111 del 2017

ECLI:IT:CDS:2017:2111SENT

Massima

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Il titolare di una concessione di occupazione di suolo pubblico non può vantare un diritto di insistenza o di rinnovo automatico e indeterminato del titolo concessorio, essendo la pubblica amministrazione legittimata a procedere a una nuova e complessiva disciplina dell'intero piano di massima occupabilità dell'area, anche in deroga alle precedenti concessioni rilasciate, purché nel rispetto dei principi di ragionevolezza e proporzionalità. Pertanto, il mancato rinnovo della concessione in scadenza, previa adeguata motivazione, non integra una violazione del principio di legittimo affidamento, atteso che il concessionario non può vantare un diritto di insistenza sulla concessione originariamente rilasciata. Inoltre, la pubblica amministrazione non è tenuta a consentire la partecipazione degli interessati al procedimento di revisione ed integrazione dei piani di massima occupabilità, salvo che gli stessi non dimostrino la possibilità di ottenere soluzioni diverse da quelle adottate, e la motivazione del provvedimento di mancato rinnovo della concessione deve ritenersi adeguata ove abbia esplicitato i presupposti in fatto e in diritto posti a fondamento della decisione, anche se l'interessato non ne condivida le ragioni.

Sentenza completa

Pubblicato il 09/05/2017

N. 02111/2017REG.PROV.COLL.

N. 00387/2014 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Quinta)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso iscritto al numero di registro generale 387 del 2014, proposto dalla società La Carbonara S.r.l., in persona del legale rappresentante
pro tempore
, rappresentata e difesa dagli avvocati Luca Di Raimondo e Matteo Di Raimondo, con domicilio eletto presso lo studio dell'avv. Matteo Di Raimondo in Roma, via Savoia, n. 86;

contro

Roma Capitale, in persona del Sindaco, legale rappresentante
pro tempore
, rappresentata e difesa dall'avvocato Rosalda Rocchi, con la quale è domiciliata in Roma, via del Tempio di Giove, n. 21;

per la riforma della sentenza del T.A.R. del Lazio, Sezione II-ter, n. 7945/2013;

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