Il danneggiamento di cose in comproprietà o in possesso di altri integra il reato di cui all'art. 635 c.p., anche quando l'azione di danneggiamento sia stata commissionata a terzi, in quanto la norma incriminatrice tutela il possesso e il godimento della cosa, a prescindere dalla titolarità formale della proprietà. Pertanto, il giudice penale può accertare la sussistenza del reato di danneggiamento sulla base di riscontri fattuali che dimostrino il possesso e il godimento della cosa da parte della persona offesa, senza che sia necessario un previo accertamento della proprietà in sede civile. La costituzione di parte civile nel processo penale non può essere revocata per il solo fatto che la parte civile si sia limitata ad associarsi alle conclusioni del pubblico ministero, senza presentare autonome conclusioni, in quanto il principio di immanenza della costituzione di parte civile comporta che le conclusioni rassegnate in primo grado restino valide in ogni stato e grado del processo.