La mancata reintegrazione in forma specifica dei servizi di trasporto pubblico locale precedentemente gestiti dalla società ricorrente, in esecuzione di una sentenza del Consiglio di Stato che aveva parzialmente riformato la precedente sentenza di annullamento dell'affidamento diretto di tali servizi, è legittima qualora l'amministrazione regionale abbia adottato provvedimenti conformi ai principi di razionalizzazione ed economicità del servizio, prevedendo l'affidamento dei servizi tramite procedure di gara ad evidenza pubblica a soggetti in possesso di una capacità produttiva ed imprenditoriale tale da assicurare l'espletamento di un monte chilometrico minimo annuo stabilito, e la società ricorrente non alleghi di possedere i requisiti richiesti, neppure in associazione con altre imprese. In tal caso, il mancato rinnovo della concessione alla società ricorrente, già accertato come legittimo in precedenti pronunce giurisdizionali, non determina un obbligo di reintegrazione in forma specifica dei servizi, né il diritto al risarcimento del danno, essendo l'amministrazione legittimata a procedere all'affidamento dei servizi mediante procedure di gara aperte a tutti gli operatori in possesso dei requisiti minimi stabiliti, senza che ciò possa configurare una illegittima interferenza sulla sfera imprenditoriale della società ricorrente o una estromissione coattiva dall'esercizio dell'attività professionale in violazione dei principi costituzionali.