La massima giuridica che si può estrarre dalla sentenza è la seguente: Il provvedimento di annullamento di un nulla osta paesaggistico rilasciato dal Comune, adottato dalla Soprintendenza a seguito di un remand giudiziale, assume natura provvedimentale e non meramente confermativa, con la conseguenza che il medesimo è autonomamente impugnabile dal ricorrente, il quale ha l'onere di farlo per evitare la sopravvenuta carenza di interesse rispetto al ricorso originario. In tale contesto, la Soprintendenza è tenuta a motivare adeguatamente le ragioni del suo dissenso rispetto alle valutazioni di compatibilità paesaggistica già espresse dal Comune, non potendo sostituire la propria valutazione di merito a quella del Comune senza una congrua motivazione, specie ove quest'ultima risulti sorretta da ampia istruttoria. Inoltre, la Soprintendenza, prima di richiedere l'attivazione della procedura di sanatoria ex art. 167 d.lgs. 42/2004, deve previamente valutare la rilevanza paesaggistica dell'intervento, alla luce dei criteri indicati nella circolare ministeriale n. 16721/2010, la quale costituisce un parametro vincolante per l'operato della Soprintendenza.