Il maltrattamento in famiglia è un reato grave e abituale, caratterizzato da condotte di estrema violenza e sopraffazione nei confronti del coniuge e dei figli minori, che devono essere valutate nella loro globalità e complessità, senza possibilità di una diversa qualificazione giuridica del fatto. La responsabilità penale dell'imputato può essere accertata sulla base della credibilità intrinseca e della coerenza delle dichiarazioni delle persone offese, corroborate da riscontri esterni come la certificazione medica e la querela per lesioni personali, senza che assuma rilievo decisivo l'esito di eventuali indagini difensive. Tuttavia, la determinazione della pena, pur in presenza di un quadro probatorio solido, deve essere adeguatamente motivata, con specifica valutazione dei criteri di cui agli articoli 133 e 62-bis del codice penale, senza poter prescindere dai motivi di appello proposti dalla difesa. Il giudice di merito, inoltre, è tenuto a motivare in modo esplicito il diniego delle attenuanti generiche, in assenza del quale la sentenza è affetta da vizio di motivazione.