Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La condotta di resistenza a pubblico ufficiale, ai sensi degli artt. 337 e 339 c.p., può essere integrata anche da comportamenti di violenza o di opposizione posti in essere da manifestanti che, pur inizialmente riuniti legittimamente per esprimere il proprio dissenso, in un secondo momento, a seguito di un intervento non conforme alle norme di pubblica sicurezza da parte delle forze dell'ordine, reagiscono in maniera violenta e turbativa dell'attività degli agenti, contribuendo alla creazione di un contesto di disordine e di rottura della legalità. In tali casi, non trovano applicazione le attenuanti di cui all'art. 62, nn. 2 e 3 c.p., in quanto la reazione violenta non può essere considerata una legittima difesa rispetto a un fatto ingiusto, né può essere ricondotta a uno stato di tumulto determinato da un'azione non conforme alle norme da parte della forza pubblica. Inoltre, i precedenti penali specifici del reo, anche se non ancora definitivi, possono essere legittimamente valutati ai fini del giudizio prognostico sulla sospensione condizionale della pena, in quanto offrono dati obiettivi significativi sulla personalità dell'imputato.