Cassazione penale Sez. V sentenza n. 29103 del 8 luglio 2015

ECLI:IT:CASS:2015:29103PEN

Massima

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Le dichiarazioni della persona offesa, anche se costituita parte civile, possono essere assunte come fonte di prova, purché siano valutate con opportuna cautela e sottoposte a un'indagine accurata circa i profili di attendibilità oggettivi e soggettivi. L'ingiustizia del male minacciato e, quindi, l'illegittimità del fatto costituente il delitto di minaccia di cui all'articolo 612 c.p. non viene meno anche se non risulti ingiusto il motivo che è alla base dell'azione criminosa. Ai fini della configurabilità della circostanza aggravante di cui all'articolo 612, comma 2, c.p., è sufficiente che dalle modalità del fatto si desuma l'evidente riferimento alla prospettazione di un male diretto alla lesione dell'integrità della persona offesa, senza che rilevi il movente dell'azione. La sentenza che applica correttamente tali principi, valutando puntualmente il contesto in cui si è verificato il fatto sulla base delle dichiarazioni della persona offesa, è congruamente motivata e non può essere censurata per vizi logici o giuridici.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LOMBARDI Alfredo - Presidente

Dott. DE BERARDINIS S. - rel. Consigliere

Dott. FUMO Maurizi - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO Paolo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 2166/2013 CORTE APPELLO di L'AQUILA, del 11/04/2014;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 11/02/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. SILVANA DE BERARDINIS;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. SALZANO Francesco che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

Con sentenza in data 11.4.14 la Corte di Appe…

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