Cassazione penale Sez. V sentenza n. 20349 del 25 maggio 2022

ECLI:IT:CASS:2022:20349PEN

Massima

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Il diritto alla riservatezza e all'immagine della persona, quale espressione della dignità umana, prevale sulla libertà di manifestazione del pensiero quando questa si traduca in condotte diffamatorie e lesive della reputazione altrui, anche attraverso la divulgazione non autorizzata di immagini e dati personali su internet. In tali casi, il giudice è tenuto a valutare con rigore la prova della responsabilità dell'imputato, senza omettere di esaminare e confutare in modo adeguato le deduzioni difensive volte a contestare l'attribuzione della condotta illecita, anche attraverso l'analisi delle risultanze delle indagini informatiche. La condanna per il reato di diffamazione aggravata mediante internet comporta l'applicazione di una pena detentiva, nonché l'obbligo di risarcire il danno morale e reputazionale subito dalla vittima, il cui ammontare deve essere determinato dal giudice in relazione alla gravità della condotta e all'impatto negativo sulla sfera personale della persona offesa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. PILLA Egle - Consigliere

Dott. BORRELLI Paola - Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - rel. Consigliere

Dott. CUOCO Michele - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 10/03/2021 della CORTE APPELLO di MILANO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere MATILDE BRANCACCIO;
lette le conclusioni scritte del Sostituto Procuratore Generale LUIGI GIORDANO che ha chiesto l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Viene in esame la sentenza della Corte d'Appello di Milano con cui e' stata confermata la decisione emessa dal Tribunal…

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