Cassazione penale Sez. I sentenza n. 24935 del 16 giugno 2009

ECLI:IT:CASS:2009:24935PEN

Massima

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La pericolosità sociale, come definita dall'art. 203 c.p., va desunta dalle circostanze indicate nell'art. 133 c.p. e non può essere confusa con l'attualità della commissione di nuovi reati; pertanto, il giudice ha il compito specifico ed esclusivo di verificare direttamente, al momento in cui la misura di sicurezza deve essere applicata, se sussistono le condizioni che consentono di affermare la persistenza di quella particolare caratterizzazione della personalità dell'imputato che determina la sua pericolosità, intesa come accentuata possibilità di commettere in futuro altri reati. Tale valutazione non può essere elusa dal giudice sulla base di considerazioni astratte, come la mera detenzione o pregressa detenzione dell'imputato, ma deve fondarsi su una motivazione adeguata che dia conto della sussistenza concreta dei presupposti di cui agli artt. 203 e 133 c.p., anche in relazione a precedenti penali e informazioni recenti acquisite dalla polizia giudiziaria, che evidenzino la persistenza della pericolosità delinquenziale del soggetto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SILVESTRI Giovanni - Presidente

Dott. GIORDANO Umberto - Consigliere

Dott. VECCHIO Massimo - Consigliere

Dott. ROMBOLA' Marcello - Consigliere

Dott. BARBARISI Maurizio - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Pi. Ma. n. il (OMESSO);

avverso l'ordinanza 22 gennaio 2009 - Tribunale di Sorveglianza di Roma;

sentita la relazione svolta dal Consigliere Dott. BARBARISI Maurizio;

lette le conclusioni scritte del Pubblico Ministero, che ha chiesto la declaratoria di inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. - Con ordinanza in data 22 gennaio 2009, depositata in cancelleria il 26 gennaio 2009, il Tribunale…

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