La convivenza con il minore costituisce di per sé elemento sufficiente per integrare il reato di atti sessuali con minorenne, a prescindere dall'affidamento del minore, in quanto la ratio della norma è quella di considerare intrinsecamente viziato il consenso del minore che compia atti sessuali con chi con lui conviva, in ragione dell'abuso di potere connesso a tale relazione. Il consenso del minore, pertanto, non rileva ai fini della configurabilità del reato, essendo la condotta punita in quanto espressione di un abuso di autorità derivante dalla convivenza, a prescindere dalla sussistenza di un formale affidamento. Inoltre, il beneficio della sospensione condizionale della pena può essere escluso sulla base di una motivazione che, pur sintetica, risulti logica e razionale, senza che sia necessario un esame analitico di tutti gli elementi di valutazione, essendo sufficiente il richiamo a quelli ritenuti maggiormente significativi.