Il giudice, in sede di convalida dell'arresto, deve limitarsi a verificare la sussistenza dei presupposti legittimanti l'eseguito arresto, ossia il rispetto dei termini previsti dalla legge e l'ipotizzabilità di uno dei reati richiamati dagli articoli 380 e 381 c.p.p., senza poter compiere valutazioni sulla gravità indiziaria, sulle esigenze cautelari o sulla responsabilità dell'indagato, le quali sono riservate alle successive fasi processuali. Pertanto, il giudice non può spingersi ad esaminare gli elementi di responsabilità a carico del prevenuto, né a valutare la configurabilità del reato contestato, in quanto tali valutazioni esulano dall'ambito della convalida dell'arresto e invadono la sfera riservata al giudizio di merito. Ciò in quanto la fase di convalida dell'arresto ha una natura meramente cautelare e strumentale, finalizzata a verificare la legittimità dell'operato della polizia giudiziaria, senza poter entrare nel merito della responsabilità dell'indagato. Diversamente, il giudice incorrerebbe in un vizio di legittimità del provvedimento, per violazione dei limiti propri della fase di convalida dell'arresto, come delineati dalla giurisprudenza di legittimità.