Il rilascio del condono edilizio per interventi di demolizione e ricostruzione con modifica della sagoma di un edificio preesistente non è ammesso, in quanto tali opere configurano un intervento di nuova costruzione e non di ristrutturazione edilizia, in contrasto con la normativa regionale che vieta il rilascio di titoli in sanatoria per la costruzione di nuovi manufatti edilizi fuori terra o interrati realizzati in violazione della legislazione urbanistica o delle prescrizioni degli strumenti urbanistici vigenti alla data del 31 marzo 2003. La giurisprudenza ha infatti chiarito che, almeno nel regime giuridico anteriore alla novella di cui all'art. 30, comma 1, del d.l. n. 69/2013, un intervento di demolizione e ricostruzione che non rispetti la sagoma dell'edificio preesistente, intesa come la conformazione planivolumetrica della costruzione e il suo perimetro considerato in senso verticale e orizzontale, configura un intervento di nuova costruzione e non di ristrutturazione edilizia, dovendo in ogni caso essere salvaguardate le "linee essenziali" della sagoma. Pertanto, l'ammissione da parte del privato di una qualche variazione della sagoma dell'edificio conferma la correttezza della qualificazione dell'intervento come nuova costruzione operata dall'Amministrazione comunale, con conseguente applicazione del divieto di rilascio del condono edilizio previsto dalla normativa regionale. Il legislatore regionale, nell'esercizio della propria discrezionalità in materia di governo del territorio, può legittimamente introdurre limiti e condizioni all'applicazione del condono edilizio straordinario previsto dalla disciplina statale, purché nel rispetto dei principi fondamentali fissati dal legislatore nazionale.