Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La condanna per il reato di estorsione, aggravato dalla presenza di più persone riunite, è legittima quando: 1. Il contributo causale del condannato alla consumazione del reato è stato adeguatamente motivato dai giudici di merito, anche in relazione al suo ruolo nell'ambito dell'azienda coinvolta. La Corte di Cassazione non può riesaminare la valutazione delle prove effettuata dai giudici di merito, se non in presenza di vizi logici manifesti e decisivi del percorso motivazionale. 2. L'elemento soggettivo del reato di estorsione è stato correttamente riconosciuto sulla base di una valutazione complessiva degli elementi di prova, tra cui le dichiarazioni della persona offesa ritenute credibili e confortate da riscontri esterni. 3. Il nesso di causalità tra le minacce e l'accettazione da parte della persona offesa della proposta di rinunciare ai compensi dovuti è stato adeguatamente motivato, senza incorrere in contraddizioni o illogicità. 4. L'aggravante della presenza di più persone riunite è integrata dalla semplice concorrenza, nell'esplicazione della minaccia, di una pluralità di persone, a prescindere dall'effettivo ruolo svolto da ciascuna di esse. 5. L'aumento della pena detentiva prevista per il reato base, in presenza di un reato satellite punito in via alternativa con pena equiparata a quella detentiva ai sensi del d.lgs. 274/2000, art. 58, non viola il principio di legalità della pena. Tuttavia, la pena pecuniaria irrogata è stata rideterminata in misura inferiore al massimo edittale, in applicazione dei poteri di cui all'art. 620 c.p.p., lett. l).