Cassazione penale Sez. I sentenza n. 31898 del 24 luglio 2023

ECLI:IT:CASS:2023:31898PEN

Massima

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Il militare che, comunicando con più persone attraverso una chat WhatsApp, offende la reputazione di altro militare mediante l'utilizzo di epiteti volgari e spregiativi, integra il reato di diffamazione continuata, anche qualora la chat abbia carattere riservato e non sia stata divulgata al di fuori del ristretto gruppo di partecipanti. Ciò in quanto la diffamazione, quale reato di mera condotta, si perfeziona con la semplice comunicazione di espressioni offensive, a prescindere dalla loro effettiva divulgazione. Tuttavia, nel valutare la sussistenza della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, il giudice deve considerare circostanze quali il numero limitato di partecipanti alla chat, il contesto di riservatezza in cui le espressioni offensive sono state proferite e l'assenza di una particolare diffusione delle stesse, elementi che possono incidere sulla gravità complessiva del fatto e sulla proporzionalità della pena, rendendo il fatto penalmente non punibile ai sensi dell'art. 131-bis c.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MOGINI Stefano - Presidente

Dott. BIANCHI Michele - Consigliere

Dott. CASA Filippo - Consigliere

Dott. CAPPUCCIO Daniele - Consigliere

Dott. TOSCANI Eva - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

 
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 30/11/2022 della CORTE MILITARE APPELLO di ROMA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere MICHELE BIANCHI;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. Ufilugelli che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.
udito il difensore L'avvocato (OMISSIS) del foro di VERONA in difesa di (OMISSIS) conclude riportandosi ai motivi di ricorso chiedendone l'accog…

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