Le dichiarazioni sostitutive di certificazione, anche se prive di autentica di firma e corredate dalla sola fotocopia di un documento di identità, sono equiparate, ai fini penali, alle dichiarazioni rese direttamente a pubblico ufficiale, integrando pertanto il reato di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico (art. 483 c.p.) qualora contengano attestazioni false su fatti e requisiti rilevanti ai fini della partecipazione a una procedura di appalto pubblico. Tale equiparazione normativa, già prevista dalla legge n. 15 del 1968 per le dichiarazioni autenticate, permane anche dopo l'eliminazione dell'obbligo di autenticazione, in quanto il legislatore del 2000, con il Testo Unico in materia di documentazione amministrativa, ha recepito e riorganizzato le precedenti normative senza innovare sul punto. Pertanto, il reato di cui all'art. 483 c.p. sussiste anche quando le false attestazioni siano contenute in autocertificazioni prive di autentica di firma ma regolarmente prodotte unitamente alla fotocopia di un documento di identità, secondo le modalità previste dalla legge all'epoca dei fatti.