La massima giuridica che può essere estratta dalla sentenza è la seguente: Ai fini della verifica del rispetto della soglia di 150 tonnellate/giorno di materiale in ingresso per l'assoggettabilità di un impianto di trattamento biologico di biomasse e altre materie organiche alla procedura di valutazione di impatto ambientale, la norma deve essere interpretata nel senso che il riferimento è alle materie in ingresso nell'impianto di trattamento e non genericamente alle materie in entrata nell'azienda in cui è ubicato l'impianto. Pertanto, il calcolo della potenzialità dell'impianto deve essere effettuato sul quantitativo annuo di materiale autorizzato ad entrare nell'impianto, diviso per i giorni di effettivo funzionamento dello stesso, che può essere considerato a ciclo continuo anche in presenza di personale addetto, senza necessità di sottrarre i giorni festivi, purché sia garantito un funzionamento per almeno 8.500 ore annue. L'Amministrazione, nel valutare il rispetto della predetta soglia, può fare riferimento ai dati forniti dal proponente in sede procedimentale, senza che il mero fatto che il quantitativo dei rifornimenti aziendali si discosti, in alcuni giorni dell'anno, dal quantitativo autorizzato ai fini del trattamento, implichi di per sé uno sforamento della soglia, fermo restando il potere di controllo dell'Autorità competente sul rispetto della stessa. Inoltre, in assenza di limiti normativi alle emissioni odorigene, l'Amministrazione può autorizzare l'impianto imponendo prescrizioni volte a contenere tali emissioni, anche sulla base dei risultati di una simulazione dell'impatto odorigeno predisposta dal proponente, senza che ciò integri un vizio di eccesso di potere per difetto di istruttoria o irragionevolezza, trattandosi di valutazione rientrante nell'ambito della discrezionalità tecnica della P.A.