Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 29643 del 27 luglio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:29643PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, rivelando notizie riservate di ufficio, agevola l'attività di un latitante appartenente ad un'associazione mafiosa, commette il reato di favoreggiamento personale aggravato dall'agevolazione di associazione mafiosa, a prescindere dalla consapevolezza del pubblico ufficiale che le informazioni sarebbero state utilizzate per tale fine. Tuttavia, perché ricorra l'aggravante dell'agevolazione dell'associazione mafiosa, è necessario dimostrare che la condotta del pubblico ufficiale sia oggettivamente funzionale agli scopi dell'organizzazione criminale e sia stata posta in essere anche in considerazione del vantaggio del sodalizio, non essendo sufficiente il mero aiuto prestato ad un singolo esponente. Il reato di rivelazione di segreti di ufficio e quello di favoreggiamento personale, pur avendo distinte obiettività giuridiche, possono concorrere materialmente in quanto le relative condotte possono essere compiute autonomamente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LATTANZI Giorgio - Presidente

Dott. AGRO' ((omissis)) - Consigliere

Dott. IPPOLITO Francesco - Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Ci. Sa. ;

contro la sentenza 15 giugno 2009 della Corte d'Appello di Palermo;

Udita la relazione del ((omissis))';

Udito il P.G. ((omissis)) che ha concluso per il rigetto del ricorso;

Uditi per il ricorrente gli avvocati ((omissis)) e ((omissis)).

RITENUTO IN FATTO

1. Con la sentenza indicata in epigrafe la Corte d'Appello di Palermo, a conferma della decisione del Tribunale, ha ritenut…

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