Cassazione penale Sez. V sentenza n. 13191 del 26 marzo 2019

ECLI:IT:CASS:2019:13191PEN

Massima

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Il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione è configurabile anche in assenza della dichiarazione di fallimento, qualora la società sia stata ammessa alla procedura di concordato preventivo, in quanto l'articolo 236, comma 2, L.F. estende l'applicabilità delle norme sulla bancarotta impropria agli amministratori di società ammesse al concordato preventivo, equiparando, agli effetti penali, il decreto di ammissione alla procedura di concordato preventivo alla sentenza dichiarativa di fallimento. Pertanto, le condotte distrattive poste in essere prima dell'ammissione al concordato preventivo rientrano nell'ambito previsionale dell'articolo 236, comma 2, n. 1) L.F., che, in virtù del richiamo del precedente articolo 223, punisce i fatti di bancarotta previsti dall'articolo 216, commessi da amministratori, direttori generali, sindaci e liquidatori di società ammesse al concordato preventivo, a prescindere dalla successiva dichiarazione di fallimento. Inoltre, nel reato di bancarotta fraudolenta, i fatti di distrazione assumono rilevanza penale in qualunque tempo essi siano stati commessi, anche se la condotta si è realizzata quando ancora l'impresa non versava in condizioni di insolvenza, in quanto le ipotesi alternative previste dalla norma di cui all'articolo 216, comma 1, L.F. si realizzano mediante condotte che determinano una diminuzione del patrimonio societario pregiudizievole per i creditori, senza che sia necessario un nesso causale o psichico tra la condotta dell'autore e il dissesto dell'impresa. Quanto al delitto di associazione per delinquere, la gravità indiziaria può essere desunta dalla sussistenza di elementi indicativi di una struttura preordinata all'attuazione di un vasto programma criminoso, caratterizzato da modus operandi consolidati e ripetuti nel tempo, dalla suddivisione dei ruoli tra persone investite di funzioni direttive ed esecutive, nonché dalla capacità di conformare il proprio operare al variare della complessa fenomenologia della vicenda. Infine, in tema di esigenze cautelari, il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio può essere ritenuto attuale e concreto sulla base di comportamenti dell'indagato che dimostrino la sua abilità e scaltrezza nel gestire in prima persona, o tramite soggetti esecutori delle sue direttive, una vasta e ramificata attività criminale, protratta nel tempo e caratterizzata dalla peculiare capacità di dissimularsi dietro l'operare di organismi societari apparentemente leciti ancora in essere sul mercato, nonché dalla mancata interruzione di tali condotte nonostante l'adozione di misure cautelari reali e il controllo degli organi della procedura concorsuale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SETTEMBRE Antonio - Presidente

Dott. FIDANZIA Andrea - Consigliere

Dott. TUDINO Alessandrin - Consigliere

Dott. SCORDAMAGLIA Irene - rel. Consigliere

Dott. RICCARDI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 18/07/2018 del TRIB. LIBERTA' di REGGIO CALABRIA;
udita la relazione svolta dal Consigliere IRENE SCORDAMAGLIA;
lette/sentite le conclusioni del PG GIOVANNI DI LEO;
Il Proc. Gen. conclude per l'annullamento con rinvio, limitatamente al reato associativo. Inammissibilita' nel resto.
I difensori presenti insistono sull'accoglimento del ricorso e chiedono l'annullamento senza rinvio.
RITENUTO IN FATTO

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