Cassazione penale Sez. V sentenza n. 26448 del 23 giugno 2015

ECLI:IT:CASS:2015:26448PEN

Massima

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Il possesso di un documento di identificazione falso, anche se non accompagnato dalla partecipazione alla sua contraffazione, integra il reato di cui all'art. 497-bis, comma 1, c.p. Il giudice di appello, nel caso in cui rilevi una diversa qualificazione giuridica del fatto rispetto a quella contestata, non è tenuto a disporre la trasmissione degli atti al giudice di primo grado per un nuovo giudizio, potendo egli stesso procedere alla riqualificazione del fatto, purché l'imputato abbia avuto la possibilità di una compiuta difesa. Il principio di corrispondenza tra accusa e sentenza, di cui all'art. 521 c.p.p., non è violato quando la riqualificazione giuridica operata dal giudice di appello rientra nell'ambito della contestazione originaria, senza mutare il fatto storico accertato. In tali casi, il giudice di secondo grado può procedere direttamente alla rideterminazione della pena, senza necessità di rinvio al primo giudice.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LOMBARDI Alfredo M. - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. LIGNOLA Ferdinan - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 5758/2009 CORTE APPELLO di BOLOGNA, del 24/01/2014;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 10/03/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. FERDINANDO LIGNOLA;

Il Sostituto Procuratore generale della Corte di cassazione, Dr. Pinelli Mario, ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con sentenza in data 13 ottobre 2008, il G.U.P. …

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