Cassazione penale Sez. V sentenza n. 31455 del 2 agosto 2007

ECLI:IT:CASS:2007:31455PEN

Massima

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Il reato di minacce, di cui all'art. 612 c.p., si configura quando la condotta dell'agente è idonea a incutere nel soggetto passivo un fondato timore di subire un male ingiusto, tale da condizionarne la libertà di determinazione. Tuttavia, quando le espressioni minacciose sono pronunciate nel corso di un diverbio caratterizzato da reciproche reazioni verbali, enfatizzate dal contesto, senza che emerga l'intento di limitare concretamente la libertà del soggetto passivo, la condotta non può essere qualificata come minaccia, ma integra piuttosto una mera reazione verbale irosa, priva dei requisiti di idoneità e concretezza richiesti per la configurazione del reato di minacce. In tali casi, il giudice deve procedere alla esatta qualificazione giuridica del fatto, declinando la competenza in favore dell'autorità giudiziaria ordinaria, ove la condotta non integri gli estremi del reato di minacce, ma piuttosto una fattispecie diversa, come il tentativo di violenza privata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PIZZUTI Giuseppe - Presidente

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

Dott. SANDRELLI Gian Giacomo - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo Antonio - Consigliere

Dott. DIDONE Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE DELLA REPUBBLICA PRESSO CORTE DI APPELLO di CAGLIARI;

nei confronti di:

1) MA. AN. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 23.09.2005 GIUDICE DI PACE di CAGLIARI;

Visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

Udita la relazione fatta dal Consigliere Dott. SCALERA VITO;

Udite le conclusioni del Procuratore Generale, in persona del Sostituto Dott. Enrico Delehaye, che ha chiesto rigettarsi i…

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