Cassazione penale Sez. V sentenza n. 21715 del 24 maggio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:21715PEN

Massima

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Il reato di minaccia si configura quando la condotta dell'agente, valutata secondo un criterio di normalità e in relazione alle concrete circostanze del fatto, sia idonea a cagionare nel soggetto passivo un effetto intimidatorio, a prescindere dall'effettivo verificarsi del turbamento psichico. Pertanto, il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del reato di minaccia, deve esaminare attentamente le circostanze concrete del fatto, senza limitarsi ad una mera valutazione apodittica e soggettiva degli elementi di prova. Inoltre, il giudice di appello che riformi la decisione di condanna del primo giudice, pervenendo ad una sentenza di assoluzione, non può limitarsi a inserire nella motivazione mere notazioni critiche di dissenso, ma deve riesaminare in modo compiuto il materiale probatorio, dando conto delle ragioni che giustificano le difformi conclusioni rispetto alla sentenza impugnata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMO Maurizio - Presidente

Dott. MORELLI Francesca - Consigliere

Dott. MICCOLI Grazia - Consigliere

Dott. SCARLINI Enrico V. S. - Consigliere

Dott. LIGNOLA Ferdinando - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
nei confronti di:
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 3/2014 TRIBUNALE di CAGLIARI, del 17/07/2014;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 07/01/2016 la relazione fatta dal Consigliere Dott. FERDINANDO LIGNOLA;
Il Procuratore generale della Corte di cassazione, Dott.ssa Francesca Loy, ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso;
il difensore della parte civile ricorrente, avv. (OMISSIS)…

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